'U Cavaddu di Troia torna in teatro...

I capelli sono più corti, ma soprattutto brizzolati, diversi dal debutto del 2013 quando Carlo Barbera propose Omeride a Villa Ragno, Santa Teresa di Riva. Gli anni sono passati, ma la verve del Cantattore nizzardo rimane la stessa, anche se ora c'è più saggezza, più esperienza e i ritmi sono meno serrati di allora, soprattutto nella introduzione a braccio, che certamente piace, diverte e informa.
 
Anche l'abbigliamento è diverso da allora, per un Carlo Barbera, ormai cinquantovenne, che cunta e canta tematiche sempre attuali: "Nta vita quasi sempri li putenti morunu 'nta li manu di pizzenti" o quando spiega che "la guerra si cummatti pi dinari, p'aumentari 'u Putiri cchiussai". E' sempre lui, Carlo Barbera, quello di sempre, ma con dieci anni d'esperienza in più e centinaia di esibizioni, tra piazze, scuole e teatri. E tornare a Teatro, sentire il brusio del pubblico da dietro un sipario chiuso, è stata una grande emozione.
Poi c'è lei, Mara, la giovane attrice e scrittrice che gestisce la Sala Teatro Ridotto, in una Catania, dove il Teatro si fa ancora, ma forse di meno di prima, causa Covid, che ha allontanato la gente dalla socialità, ma un regalo ha fatto ai professionisti: eliminazione di tutta una serie di compagnie, che definire amatoriali sarebbe proprio un complimento. Mara ci ha creduto, ha voluto questo spettacolo, lectio magistralis sul Cantastorie, intitolando la serata: "Conversazioni di un moderno Cantastorie"
 
Lui è sempre ironico, graffiante, pronto a combattere la sua solita battaglia per un mondo migliore. "Mi pigghiu la chitarra 'nta li brazza comu si fussi la me' duci amanti, certi mumenti diventa 'na mazza, certi autri 'nu strumentu pi li santi"
E' proprio dagli spazi off, quelli piccoli, dove non si guadagna tanto, a volte può capitare che non si guadagni nulla o si vada addirittura sotto con le spese, ma Carlo Barbera, vecchio sperimentatore e pioniere, ci crede, e proprio da lì si ricomincia per riportare il pubblico in platea.
Il pubblico, quello che lo ha seguito, applaudito e appoggiato, abituato com'è al Teatro di prosa, ha accettato il Cantattore, il narratore di fatti fantastici ma mai più realistici in un'opera, l'Iliade, che sembra scritta veramente ieri.
Poi Barbera decide, come accade spesso, di dare un saggio della sua arte recitativa, "perché sono attore e voglio recitare", così si lancia in uno dei suoi cavalli di battaglia, la Livella di Totò in dialetto siciliano.
Alla fine un applauso, tanti progetto e un arancino poco più avanti dello Stadio Cibali, siamo a Catania.